Il potere del riordino? Voglio raccontarti di come un fatto me l’abbia confermato, ancora una volta.
Qualcuno sostiene che il potere del riordino sia addirittura magico. Io penso che la magia non sia tanto diversa dall’attenzione e dall’ascolto interiori. Meno casualità, meno fatalità di quanto si creda e più strategia, intesa come attenzione, sono alla base del potere creativo.
Seguimi e ti spiego come sono uscita da un piccolo corto circuito operativo e come potresti fare altrettanto in casi del genere.
L’attenzione è la premessa del riordino magico.
Sono certa che hai ben presenti alcune giornate in cui tutto sembra bloccato… Altro che il buongiorno si vede dal mattino! …Proprio l’esatto contrario! You know… Sai quando pensi che è in atto una piccola congiura contro di te!?
Pronta per iniziare la mia giornata, con progetti e propositi e una scaletta chiara, avvio il computer ma di punto in bianco partono aggiornamenti inaspettati e non posso spegnere né uscire, la rete risulta inesistente anche se il router con tutte le lucine di servizio all’opera, tipo albero di Natale, dice il contrario.
Il cellulare, unica speranza per scaricare almeno la posta, visualizza spirali di caricamento che a guardarle mi ipnotizzano e non si schioda.
Mi domando come riuscirò a finire il lavoro che naturalmente è urgente. A quel punto, però, per un attimo faccio spazio.
Come sempre, ho due scelte possibili: prendermela e imprecare contro gli oggetti che non collaborano, e rimproverarmi per non aver fatto prima, per essere sempre in ritardo e da lì degenerare agli auto insulti…
Oppure?
L’istinto potenzia l’attenzione.
Sì oppure, spalancare tutti i sensi e mettermi in ascolto. Ed è questo che ho scelto di fare e voglio descriverti.
Prima di tutto la vista. Guardarsi intorno, muoversi come antenne paraboliche che si orientano nella stanza a captare il giusto segnale. Seguendo nient’altro che l’istinto che non manca di sostenerci appena gli cediamo il campo.
Come? Levandoci di mezzo!
Mettere a tacere il pensiero che giudica, colpevolizza e si perde nei meandri della rabbia. Lasciare il più libero possibile lo spazio fra noi e gli accadimenti e affidarsi all’istinto che ci appartiene da ben prima che imparassimo a relazionarci con le persone e le situazioni.
Non servono lezioni per saperlo usare e farsi guidare. Al contrario, la maggior parte di noi è abituata a vivere imparando ad esercitare un forte controllo sulle proprie giornate per far si che tutto quadri, che le cose avvengano nei modi e nei tempi prestabiliti.
…Ma prestabiliti da chi? Il più delle volte, non siamo consapevoli di eseguire come dei soldatini ordini che non sapremmo più nemmeno dire da dove arrivano. Li abbiamo presi per buoni in un dato momento della nostra vita e abbiamo impostato tutto su questa base.
Ricordate gli esperimenti di Konrad Lorenz con i pulcini? Il famoso imprinting? La cosa non funziona tanto diversamente per noi.
Un ordine impartito con estrema severità da un familiare, da un insegnante, o anche da uno sconosciuto, può essere tutt’ora in circolo e condizionare le nostre decisioni ad ogni livello.
Il fatto che non ci si veda un collegamento diretto, non significa che non eserciti più la sua forza.
Antichi o recenti, questi ordini stanno lì, come sassi di diverse dimensioni a fare da barriera fra il nostro istinto e la vita.
La vita desiderata esercita una spinta potente, è un fiume che ci porta là dove scegliamo di andare.
Quando non accade significa che ci sono troppi sassi sul percorso. Sembra semplice come bere un bicchiere d’acqua eppure altrettanto semplice è perdersi in questo bicchiere d’acqua che è la nostra mente.
Riordina che ti passa.
Come sbloccare la situazione? Spostando l’attenzione! In breve, ti propongo di giocare con il riordino in attesa che l’energia fluisca di nuovo! Accadrà molto prima di quanto credi.
È necessario aiutare la mente ad accogliere nuovi input per favorire l’apertura dello spazio fra noi e le cose che non vanno come vogliamo in un dato momento.
Riordinare prima di tutto è dare attenzione.
L’energia non deve stagnare nei luoghi. Non è tanto, o solo, questione di mettere in ordine ma di osservare le cose.
Non dimenticarle negli armadi, nei cassetti, non accumularle sui ripiani. Dare loro nuova vita riprendendole in mano e utilizzandole, oppure venderle o smaltirle se non portano più freschezza, funzionalità ed emozione alle nostre giornate.
Così ho lasciato il computer ai suoi improbabili aggiornamenti. Ho letteralmente ignorato la questione come se non fosse più affar mio e mi sono guardata intorno cercando di ricordare quale modifica recente avessi apportato all’ambiente di lavoro.
Ho spaziato in ogni angolo della stanza posando lo sguardo su ogni singolo oggetto e ho cominciato a riordinare lo studio.
Sono partita da alcune scatoline porta oggetti e dai porta penne sulla scrivania antica, dove non ero ancora passata da quando questa stanza al piano terra, un tempo luogo di lavoro e relazioni del mio papà, è diventato il mio attuale studio.
Al loro interno, vecchi orecchini spaiati mi hanno ricordato la mia adolescenza e ho provato tenerezza. Viti, puntine graffette arrugginite…Nonché una bella raccolta di penne con inchiostro rinsecchito e altri piccoli oggetti dimenticati e ormai inservibili.
L’attenzione al riordino di piccole cose ci porta a quelle grandi.
Solo dopo aver passato in rassegna questi dettagli, dimenticando completamente il motivo per cui avevo iniziato il riordino, dimenticando il computer bloccato e iniziando a sentire un certo interesse all’idea di ritrovare qualche piccolo tesoro inatteso, sono arrivata al pezzo grosso: una lavagna di sughero acquistata di recente per un preciso scopo.
L’avevo posizionata sopra una piccola libreria, coprendo per oltre tre quarti la celebre e splendida foto in bianco e nero del Bacio di Robert Doisneau, di cui un caro amico di famiglia, fotografo, regalò a mio padre, la propria versione, impreziosita da una distesa di mazzi di tulipani gialli come limoni, adagiati nei vasi di una bancarella immaginaria, in primo piano.
L’immagine trasuda bellezza e passione e, da qui a decidere che la posizione della lavagna era quanto meno sentimentalmente inappropriata, il passo è stato breve.
Ma, me ne sarei accorta se non avessi iniziato il lavoro di riordino dai contenitori sul tavolo?
O meglio, me ne sarei accorta se non avessi spostato interamente l’attenzione sul riordino entrandoci come in una una sorta di trance?
Gli oggetti e gli ambienti sono come le persone care: richiedono attenzione.
Si, anche gli oggetti e i luoghi di vita sono bramosi di attenzione ma a differenza delle persone non sanno chiederla con una voce umana, eppure la chiedono eccome.
La chiedono invecchiando, rompendosi, arrugginendo, ricoprendosi di polvere, proiettando le loro ombre sui mobili e sui muri, trasmettendo la loro vibrazione ai nostri sensi. Instancabilmente.
Perciò, quando si inizia a dare amore alla propria vita, a se stessi così come si è, senza perdere energia con moritificazioni o imponendosi rigidi schemi, l’attenzione cresce.
Accogliendo, ascoltando, scegliendo, ci si rende conto che navighiamo davvero tutti nello stesso mare.
Chi rema più veloce, chi ama spiegare le vele e chi ammainarle, ma tutti procediamo nella corrente della vita.
Così, la sola cosa che facciamo bene a volere da noi stessi è attenzione, cioè presenza. Ai pensieri e alle situazioni. Nient’altro ci è indispensabile per trovare la giusta rotta.
L’attenzione è come il magnete che ci porta verso cose e persone
che ruotano nella sfera della nostra vita e ci mette in condizioni di saperle trattare. Gli oggetti intorno a noi, al pari delle persone, non possono essere a lungo trascurati.
Se accade significa che non fanno più parte attiva della nostra vita, e a quel punto è necessario domandarsi se la relazione per noi abbia ancora un senso nel presente,
se esista ancora una vibrazione che ci attrae l’uno all’altro, se ci sia uno scambio e, se la risposta è no, ancora una volta le scelte sono due: è ora di ridonare l’attenzione oppure di congedarsi da quella relazione.
Tutte le strade portano dove desideri. L’importante è seguire il cuore.
Non ci sono scelte sbagliate e scelte giuste. Ci sono scelte di dovere e scelte di cuore. Share on XIl cuore è limpido, è potente, e collabora attivamente con l’istinto. Non ama i tortuosi meandri del cervello razionale che vorrebbe far sempre tornare i conti.
Quello che spiazza di più e che non è semplice accettare, specie all’inizio, è che spesso, seguendo il cuore, i conti non tornano affatto.
Non ci si ritrova con la pancia e la tasca piene ma una pienezza diversa, che fa venire voglia di alzarsi dal letto e mettere giù i piedi per tastare il suolo amico e vivere una nuova giornata di opportunità, appaga molto più di tutto il resto.
Quando riordini ritrovi la strada oppure ne trovi una nuova.
È stato solo immergendomi nel riordino che ho compreso che posizionare la lavagna in quel punto agiva come un sasso sul cammino.
Per ragioni in parte misteriose, di cui non voglio scoprire le origini, quella foto desiderava restare bene esposta.
La dedica, suggellava per sempre un’amicizia . Oltre la vita di un padre che non è più qui.
Perfettamente conservata sotto il vetro insieme alla selva gialla di tulipani, voleva continuare a inondare la stanza con il suo calore ed è così che, alla fine di questa sessione di riordino, la rete ha ripreso a funzionare correttamente, la schermata di errore è scomparsa dal video e la risoluzione è tornata ad essere ottimale. Allo stesso modo la mia giornata ha ritrovato la marcia, anzi ne ha ingranata un’altra.
E tu hai mai provato a fermarti e riportare l’attenzione su ciò che il tuo cuore ti suggerisce prima di affrontare un problema?
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